"Irene - Concerto in contrappunto" (Recital) - Latina 2017







 Questo è un ricordo di Irene, dolce amica,

anima ‘lirica’ e appassionata.



Irene ci ha lasciati in un giorno di giugno, sull’alba dell’estate,

quando l’ultima sua creatura, “Perséidi”, un’antologia lirica in due volumi,

era appena apparsa nel cielo della poesia.



Lei, che ci era stata vicina alla nostra prima performance,

ci ha salutati qualche giorno prima di andarsene,

regalandoci le sue Perséidi,

sul punto di lasciarci.



“Le mie parole, come le Perséidi, vivono nell’oscurità,

poi si accendono di luce per un breve istante

per scomparire presto nel buio:

Esse non hanno la pretesa dell’immortalità,

ma solo la speranza dell’incontro; incontro d’anime”.




Oggi il nostro ricordo è un ‘incontro d’anime’,

quasi un concerto.



Musica, canto, poesia in un contrappunto di voci,

la voce di Irene,

e le voci dei suoi poeti, dei canti che lei ha amato.



Un arcobaleno di luce, un messaggio d’amore

ad Irene e a tutti i nostri indimenticati compagni di viaggio

che ancora ci parlano come le foglie d’aprile

e vibrano ancora

nel canto dell’eterna poesia.




   *   *   *


IRENE


GENNAIO 1940



                          Un vagito squarciò l'azzurro di una fredda mattina­ta di gennaio. Era nata. Le donne si affaccendarono tutte intorno a quella cosina strepitante, che non smetteva di protestare per essere stata catapultata in questo mondo, lonta­no dal calore del suo nido morbido di acque; e presero a consolarla d'esser nata.

                   A poco a poco il vagito di protesta si quietò; la mamma la strinse a sé, poi la scostò per riconoscerne i lineamenti, e la guardò a lungo con tene­rezza, sospirando. Lo sposo, al bordo del letto, le dava sicurezza e speranza.

Le chiese: "Come la chiameremo?"  Lei si fermò a pensare; con un dito disegnò il profilo della nuova nata, la rivestì del suo abbraccio tenero; poi, certa che nel nome ognuno porta scritto il proprio destino, disse piano: "La chiameremo Irene, perché vuol dire Pace".

                   Sembrò per un momento che gli echi di guerra recente si spegnessero, si allontanassero da quel cielo così limpido e intenso.

Papà e mamma si guardarono negli occhi, mentre le mani si cercavano per strin­gersi ancora.

Così fu Irene.

  *   *   *

Da Emily Dickinson



Un sépalo ed un petalo e una spina

In un mattino come tanti altri  -

Un fiasco di rugiada – un’ape, o due api –

una brezza – una capriola tra gli alberi –

Ed io divenni una rosa.



1

CONCERTO



La voce di Irene:

i suoi versi, i versi  dei suoi poeti, le sue canzoni …


 Musica, canto, poesia in un contrappunto di voci,

voci che palpitano ancora. come stelle d’estate,

negli azzurri incanti dei silenzi infiniti.



CONCERTO


Luci soffuse.

Rarefatto tempo.



Vibra la nota nel silenzio intenso

s 'alza nell'aria

trema... ondeggia... vola

si dilata nel vuoto

lieve posa

la sua carezza di armonia gentile.

Vaga la mente

nebula il pensiero nell'acquario del suono.



Della vita

            palpita il senso.

D'ogni dolore

            si addolcisce il peso

e mente

e cuore

non han più zavorre

sfiorano vette

solcano fondali...

Incorporeo

il pensiero si sublima.



Si spegne alfine il suono

nel silenzio

di un tempo senza passo né respiro

frazione esigua

dell'eternità.



* IL NOSTRO CONCERTO
   (Bindi – Calabrese)

Ovunque sei, se ascolterai
accanto a te mi troverai.
Vedrai lo sguardo che per me parlò
e la mia mano che la tua cercò.

Ovunque sei, se ascolterai
accanto a te mi rivedrai
e troverai un po' di me
in un concerto dedicato a te.

Ovunque sei... dove sarai...
mi troverai vicino a te.

 
2

RICORDI



Vivere. Ricordare.

I ricordi sono i battiti del cuore.

I ricordi sono poesia.

Non esiste separazione

finché i ricordi battono il tempo della memoria.



I ricordi

distillano gocce di eternità.


I RICORDI

I ricordi

non amano il clamore.

Viaggiano vie solinghe

in muti passi

albergano penombre

e solitudini.



I ricordi

non amano clessidre.

Per misteriose e vaghe suggestioni

giungono tempo a tempo

con legami

sottili

ed invisibili.



I ricordi

non amano confini.

Spaziano in cieli aperti

oltre i cancelli

e confondono

i luoghi del reale e della mente.



Camminano

i ricordi

lungo i tortuosi intrichi del pensiero.

Svaniscono.

Ritornano inattesi.

Scavano oscuri tunnel di rimpianto

innalzano maree

di nostalgia.



IL RICORDO 
(di Juan Ramon Jmenez)



Come dune d’oro

che vengono e vanno, sono i ricordi.

Il vento li porta via, e stanno

là dove una volta sono nati.

Dune d’oro.

Lo riempiono tutto il mare,

colmo d’oro ineffabile,

intriso di vento.


Ricordi, che in una notte,

all’improvviso risorgete,

come una rosa in un deserto,

come una stella a mezzogiorno …

inattesa meraviglia

di un’unica primavera,

aurora bambina

che culli senza fine il tramonto.


Ed io sarò come l’onda

del fiume del ricordo,

con te, acqua che scorre!...



 3

MADRE



Madre,  l’eterno ricordo.

Lei l’origine, lei lo slancio vitale, e il conforto.

Lei, il desiderato compagno di viaggio verso l’ultimo approdo.



Madre: l’altro nome di Dio sulle nostre labbra.

 
* da   COLLOQUIO

           SUL MARGINE DELL’ALBA

           MADRE

Ascoltami, se puoi,

dalla tua lontananza siderale

dimmise memoria hai di me oltre l'esilio,


spiegami il senso di quel muro d'ombra

che sempre più lontano ci allontana

squarcia quel buio d’un folgorante lampo,

dammi, se puoi,

speranza di un incontro

oltre quel muro

che qui cieca mi rende…


Attendimi sul margine dell'alba

e non avrò paura di quel viaggio

                        in cerca d'altra aurora.


Aspettami sul brivido del raggio

che sale dalle acque

sul margine dell'alba

in riva al mare

aspettami, ti prego,

                        con l'aurora.



… E sarà il nostro incontro

un lungo abbraccio.



 
LA MADRE

(di Giuseppe Ungaretti)





E il cuore quando d'un ultimo battito
avrà fatto cadere il muro d'ombra
per condurmi, Madre, sino al Signore,
come una volta mi darai la mano.

In ginocchio, decisa,
Sarai una statua davanti all'eterno,

Alzerai tremante le vecchie braccia,
come quando spirasti
dicendo: Mio Dio, eccomi.

E solo quando m'avrà perdonato,
ti verrà desiderio di guardarmi.

Ricorderai d'avermi atteso tanto,
e avrai negli occhi un rapido sospiro.

4

I GIORNI E LE STAGIONI

Il ritmo dei giorni e delle stagioni

è il respiro del tempo,

nel pallido mistero dell’esistenza.



Tra le albe e i tramonti

la poesia s’inebria di luce, si disseta nella speranza


SI STA

Si sta

sotto questo cielo indifferente

trascinando la propria tragedia nel cuore.

E si finge di vivere.


SI STA

(di Giuseppe Ungaretti)



Si sta come
d'autunno
sugli alberi
le foglie




TRAMONTI

Siedono alle panchine

I vecchi

nei parchi o avanti al mare.

Si scaldano di sole e di memorie.

Non contano i minuti

non le ore:

per loro il tempo non ha rilevanza

per loro il tempo non ha dimensione.

Parlano ad alta voce,

i gesti lenti

negli occhi opachi immagini lontane.

Siedono in faccia all'orizzonte

quieti

restano a salutare l'ultimo sole.


Da IL SABATO DEL VILLAGGIO

(di Giacomo Leopardi)



Siede con le vicine
su la scala a filar la vecchierella,
incontro là dove si perde il giorno;
e novellando vien del suo buon tempo,
quando ai dí della festa ella si ornava,
ed ancor sana e snella
solea danzar la sera intra di quei
ch'ebbe compagni nell'età piú bella.

Già tutta l'aria imbruna,
torna azzurro il sereno, e tornan l'ombre
giú da' colli e da' tetti,
al biancheggiar della recente luna.
Or la squilla dà segno
della festa che viene;
ed a quel suon diresti
che il cor si riconforta.


LUCE



E alla fine proruppe,

Si frantumò

In mille gocce

Di zaffiro e topazio.

E vinse

            Il giorno.




*  L’IMMENSITA’  
     (di Mogol – Don Backy)

Io son sicuro che, per ogni goccia
per ogni goccia che cadrà
un nuovo fiore nascerà
e su quel fiore una farfalla volerà
Io son sicuro che
in questa grande immensità
qualcuno pensa un poco a me
e non mi scorderà
Sì, io lo so,
tutta la vita sempre solo non sarò
e un giorno io saprò
d'essere un piccolo pensiero
nella più grande immensità.....
di quel cielo.
Sì, io lo so,
tutta la vita sempre solo non sarò
un giorno troverò
un po' d'amore anche per me
per me che sono nullità
nell'immensità...



5

ALBERI, RONDINI E STELLE CADENTI

Sui rami, gli uccelli e il loro cinguettìo…

Poi il vento, e gli alberi caduti …



Nel cielo di agosto

il pianto e l’abbraccio delle stelle



L'ALBERO E’  MORTO



Come un grido

uno schianto.

L'albero è morto

che svettava al cielo

mansueto e fiero.

Tacciono i cinguettii

tace il fruscio

l'armoniadelle fronde.

La musica è finita

è finita la vita.

L'albero è morto

                 che svettava al cielo..


LA QUERCIA CADUTA  

(di Giovanni Pascoli)


Dov'era l'ombra, or sé la quercia spande
morta, né più coi turbini tenzona.
La gente dice: Or vedo: era pur grande!
Pendono qua e là dalla corona
i nidietti della primavera.
Dice la gente: Or vedo: era pur buona!
Ognuno loda, ognuno taglia. A sera
ognuno col suo grave fascio va.
Nell'aria, un pianto… d'una capinera
che cerca il nido che non troverà.



NOTTE DI SAN LORENZO



Ho cercato nel cielo la mia stella

questo dieci di agosto.

                            Sulla volta

mille ardevano lumi indifferenti

né piangenti faville rispondevano

alle attese degli uomini e ai sospiri.

Ma - improvvise - una stella

                            e un'altra stella

come saette insieme son discese

per abbracciarsi in una sola scia

a illuminare il cielo

e poi spegnersi insieme nel silenzio.



X  AGOSTO

(di Giovanni Pascoli)



San Lorenzo , io lo so perché tanto
di stelle per l'aria tranquilla
arde e cade, perché si gran pianto
nel concavo cielo sfavilla.

Ritornava una rondine al tetto :
l'uccisero: cadde tra i spini;
ella aveva nel becco un insetto:
la cena dei suoi rondinini.

Ora è là, come in croce, che tende
quel verme a quel cielo lontano;
e il suo nido è nell'ombra, che attende,
che pigola sempre più piano.

---

E tu, Cielo, dall'alto dei mondi
sereni, infinito, immortale,
oh! d'un pianto di stelle lo inondi
quest'atomo opaco del Male!



 6

LA LUCE IN FONDO AL POZZO

Uno specchio dell’acqua in fondo al pozzo …



Nel buio e nel silenzio

riflessi di speranza,

canti d’amore, riverberi di luce …


IL POZZO



Refrigerio

che riflette nel fondo

                                            madreperle

di mutevoli nuvole errabonde.

Cigola la carrucola

                                            che reca

gocce di vita alle essiccate labbra.

Nelle lande assolate

                                            o dentro i chiostri

incontro di destini

                                            crocevia

di viandanti

solitari di passo o di pensiero

anelanti un irenico ricetto

allo spirito inquieto

al corpo lasso.

da Eugenio Montale



Cigola la carrucola del pozzo
l'acqua sale alla luce e vi si fonde.
Trema un ricordo nel ricolmo secchio,

Accosto il volto a evanescenti labbri:
si deforma il passato, si fa vecchio,
appartiene ad un altro...


Ah che già stride
la ruota, ti ridona all'atro fondo,
visione, una distanza ci divide.



....

Pure- come il dolore cupo e fondo –

quel vuoto imperscrutabile e oscuro

dove la luna pallida si specchia

quasi a dirne l’abisso e la salvezza

timore incute.

               Ma rimanda un'eco



Che rimbalzando dice

               "Non sei solo!"

E nel profondo ride un cielo

               ancora.

 
7

L’UOMO E IL SUO MISTERO



L’uomo, perenne enigma,

segno di contraddizione sulla scena della storia.



Un ponte sospeso tra il cielo e la terra,

creatura mirabile e tremenda,

volto di un Dio ferito e sanguinante.


UOMO


Uomo che doni sputnik alle stelle

Uomo che fermi i fiumi

che le montagne sventri

tu che il mare trasformi in energia

Uomo-Dio,Uomo grande, Uomo eterno;

tu che piangi sul pianto di un bambino

tu che sorridi se nel ciclo ancora

torna a ridere a te l'arcobaleno

Uomo-fanciullo tenero e profondo

dimmi cosa sconvolge la tua mente

e ti spinge ad uccidere il fratello,

mistero fondo che ti chiami

Uomo.


UOMO DEL MIO TEMPO
(di Salvatore Quasimodo)


Sei ancora quello della pietra e della fionda,
uomo del mio tempo. Eri nella carlinga,
con le ali maligne, le meridiane di morte,
t’ho visto – dentro il carro di fuoco, alle forche,
alle ruote di tortura. T’ho visto: eri tu,
con la tua scienza esatta persuasa allo sterminio,
senza amore, senza Cristo.

Hai ucciso ancora,
come sempre, come uccisero i padri,

come uccisero
gli animali che ti videro per la prima volta.
E questo sangue odora come nel giorno
Quando il fratello disse all’altro fratello:
«Andiamo ai campi». E quell’eco fredda, tenace,
è giunta fino a te, dentro la tua giornata.



8

PREGHIERA



Vivere, cercare, credere:

ma tormento è in fondo alla verità.



“Anche il cielo stellato finirà.

Perché bramo Dio”?



Cristo, figlio dell’uomo, insegnami la strada!




CRISTO UOMO



... Uomo anche Tu fra gli uomini

a incarnare

   del vivere la pena …


Il tuo soffrire a noi Ti rende grande

Uomo anche Tu fra gli uomini

che viatico facesti

del dolore del mondo

                         che in te assommi,

Tu

originale e inedito

connubio di rivolta e di obbedienza.



Ed  io

                         microscopico germe della terra

che non comprendo il senso del dolore

e mi ribello

e l’animo esacerbo

più piccola io mi sento

per la grandezza di quel tuo soffrire.



Dalla mia debolezza

                   A Te rispetto

per la sublimità della

                   Tua Croce.



da Giuseppe Ungaretti


Cristo, pensoso palpito,
Astro incarnato nell’umane tenebre,
Fratello che t’immoli
Perennemente per riedificare
Umanamente l’uomo,

Maestro e fratello e Dio che ci sai deboli,
Santo, Santo che soffri
per liberare dalla morte i morti
e sorreggere noi infelici vivi,
d’un pianto solo mio, non piango più,
Ecco, Ti chiamo, Santo,
Santo, Santo che soffri.
 9

IDEALE



L’ideale

il sogno e la passione.



Quando anche il mare muore e muoiono le stelle,

vola ancora nei cieli l’ideale,

vola la sua eterna canzone.


VUOTO DI IDEALI



Esci dal nascondiglio del silenzio

o nobile dolcissimo Ideale

che suonavi per noi e trombe e cetre.

Esci dal buio delle coscienze spente

tu che per noi volavi nella luce

con ali forti a vincere correnti

e sulla Terra andavi fiducioso

sopra gambe d'eroi dal saldo cuore.



Torna a vivere in noi

fra noi

su noi:

qual che tu sia – persino nell’errore –

sei linfa e nutrimento di valori.



Torna, Ideale, ad additare un cielo

a questi giorni impantanati e stanchi

tu che rendi ogni azione più pulita

dà ancora un senso nobile 
                       alla vita.


* IDEALE
   (di Carmelo Errico – F.P. Tosti)

Io ti seguii come’iride di pace
Lungo le vie del cielo;
Io ti seguii come un’amica face
De la notte nel velo.
E ti sentii ne la luce, ne l’aria,
Nel profumo dei fiori;
E fu piena la stanza solitaria
Di te, dei tuoi splendori.
In te rapito,
al suon de la tua voce
Lungamente sognai,
E de la terra ogni affanno, ogni croce
In quel giorno scordai.
Torna, caro ideal,
torna un istante
A sorridermi ancora,
E a me risplenderà nel tuo sembiante
Una novell’aurora.
Torna, caro ideal, torna, torna.



10

ITACA




Il ‘grande viaggio’ di Irene,

sognando Itaca,

desiderando le stelle.


ITACA LA MIA VITA



Presso la proda sono andata

e ho atteso

lungamente

scrutando l'orizzonte.

Dove sei andato, Amore?

Fulgida stella di un mattino acerbo

sei svanito col crescere dell'ora,

né sei tornato al maturar del sole

….

Dove sei andato, Amore?

Ora che la speranza si è sopita,

quand'anche tu volgessi a me la prora,

non troverai l'approdo

al breve lume delle scialbe stelle.


Itaca, la mia vita

senza vele

spiegate al vento per il tuo ritorno.

Dove sei andato, Amor,

                        dove sei andato?!


ITACA

di Konstantin Kavafis



Quando ti metterai in viaggio per Itaca
augurati che la strada sia lunga
...


Non  affrettare il viaggio;
fa che duri a lungo, per anni, e che da vecchio
metta piede sull’isola,
senza aspettarti ricchezze da Itaca.

Itaca ti ha dato il bel viaggio,
che cos’altro ti aspetti?


E se la troverai povera,

non per questo Itaca ti avrà deluso.
Divenuto ormai savio,

ricco del tesoro della tua esperienza,
allora capirai che cosa significa

’ Itaca’.


*  *  *


Un saluto, come un epilogo


DISAGIO



Io sono la zavorra di me stessa

e freno a terra "l'ospite celeste "

che alberga in me

sempre anelante al cielo.



Prove di volo fuori dagli schemi

mai ha tentato,

non ha osato mai

l'anima mia irrequieta e scalpitante.



Ma

quando l'ora verrà del mio gran viaggio

briglie e sensi allentati potrò dire:

"Si sono schiuse alfine le mie penne”!

La libertà ho trovato

per volare”.



Senza più pesi guarderò la Terra

e senza alcun rimpianto.

Volerò alto.



E avrà un sorriso il cielo.




da F. Garcia Lorca



Va’, Irene.

Non sentire il caldo bramito.



Dormi,

vola,

riposa.



Si placa anche il mare!


 *  *  *
   
ARCOBALENO
(di Mogol – G. Bella)


Io son partito poi così d’improvviso
che non ho avuto il tempo di salutare
l’istante è breve ancora più breve
se c’è una luce che trafigge il tuo cuore.

L’arcobaleno è il mio messaggio d’amore
può darsi un giorno ti riesca a toccare
con i colori si può cancellare
il più avvilente e desolante squallore.

Son diventato sai il tramonto di sera
e parlo come le foglie di aprile
e vibro dentro ad ogni voce sincera
e con gli uccelli vivo il canto sottile
e il mio discorso più bello e più denso
esprime con il silenzio il suo senso.

Io quante cose non avevo capito
che sono chiare come stelle cadenti
e devo dirti che è un piacere infinito
portare queste mie valigie pesanti.

Mi manchi tanto amico caro davvero
e tante cose son rimaste da dire
ascolta sempre solo musica vera 
e cerca sempre se puoi di capire.



(Elaborazione: G.B., 2017)