Questo è un ricordo di
Irene, dolce amica,
anima ‘lirica’ e
appassionata.
Irene ci ha lasciati
in un giorno di giugno, sull’alba dell’estate,
quando l’ultima sua
creatura, “Perséidi”, un’antologia
lirica in due volumi,
era appena apparsa nel
cielo della poesia.
Lei, che ci era stata
vicina alla nostra prima performance,
ci ha salutati qualche
giorno prima di andarsene,
regalandoci le sue Perséidi,
sul punto di
lasciarci.
“Le mie parole, come le Perséidi, vivono nell’oscurità,
poi si accendono di luce per un breve istante
per scomparire presto nel buio:
Esse non hanno la pretesa dell’immortalità,
ma solo la speranza dell’incontro; incontro d’anime”.
Oggi il nostro ricordo
è un ‘incontro d’anime’,
quasi un concerto.
Musica, canto, poesia
in un contrappunto di voci,
la voce di Irene,
e le voci dei suoi
poeti, dei canti che lei ha amato.
Un arcobaleno di luce,
un messaggio d’amore
ad Irene e a tutti i
nostri indimenticati compagni di viaggio
che ancora ci parlano
come le foglie d’aprile
e vibrano ancora
nel canto dell’eterna
poesia.
* * *
IRENE
GENNAIO 1940
Un vagito
squarciò l'azzurro di una fredda mattinata di gennaio. Era nata. Le donne si
affaccendarono tutte intorno a quella cosina strepitante, che non smetteva di
protestare per essere stata catapultata in questo mondo, lontano dal calore
del suo nido morbido di acque; e presero a consolarla d'esser nata.
A poco a poco il vagito di
protesta si quietò; la mamma la strinse a sé, poi la scostò per riconoscerne i
lineamenti, e la guardò a lungo con tenerezza, sospirando. Lo sposo, al bordo
del letto, le dava sicurezza e speranza.
Le chiese: "Come
la chiameremo?" Lei si fermò a
pensare; con un dito disegnò il profilo della nuova nata, la rivestì del suo
abbraccio tenero; poi, certa che nel nome ognuno porta scritto il proprio
destino, disse piano: "La chiameremo Irene, perché vuol dire Pace".
Sembrò per un momento che gli
echi di guerra recente si spegnessero, si allontanassero da quel cielo così limpido
e intenso.
Papà e
mamma si guardarono negli occhi, mentre le mani si cercavano per stringersi
ancora.
Così fu
Irene.
* * *
Da Emily Dickinson
Un sépalo ed un petalo e una spina
In un mattino come tanti altri -
Un fiasco di rugiada – un’ape, o due api –
una brezza – una capriola tra gli alberi –
Ed io divenni una rosa.
1
CONCERTO
La voce di Irene:
i suoi versi, i versi dei suoi poeti, le sue canzoni …
Musica, canto, poesia in un contrappunto
di voci,
voci che palpitano ancora. come
stelle d’estate,
negli azzurri incanti dei silenzi
infiniti.
CONCERTO
Luci soffuse.
Rarefatto tempo.
Vibra la nota nel silenzio intenso
s 'alza nell'aria
trema... ondeggia... vola
si dilata nel vuoto
lieve posa
la sua carezza di armonia gentile.
Vaga la mente
nebula il pensiero nell'acquario del suono.
Della vita
palpita il senso.
D'ogni dolore
si addolcisce il peso
e mente
e cuore
non han più zavorre
sfiorano vette
solcano fondali...
Incorporeo
il pensiero si sublima.
Si spegne alfine il suono
nel silenzio
di un tempo senza passo né respiro
frazione esigua
dell'eternità.
* IL NOSTRO CONCERTO
(Bindi – Calabrese)
Ovunque sei, se ascolterai
accanto a te mi troverai.
Vedrai lo sguardo che per me parlò
e la mia mano che la tua cercò.
accanto a te mi troverai.
Vedrai lo sguardo che per me parlò
e la mia mano che la tua cercò.
Ovunque sei, se ascolterai
accanto a te mi rivedrai
e troverai un po' di me
in un concerto dedicato a te.
accanto a te mi rivedrai
e troverai un po' di me
in un concerto dedicato a te.
Ovunque sei... dove sarai...
mi troverai vicino a te.
2
RICORDI
Vivere. Ricordare.
I ricordi sono i battiti del
cuore.
I ricordi sono poesia.
Non esiste separazione
finché i ricordi battono il tempo
della memoria.
I ricordi
distillano gocce di eternità.
I RICORDI
I ricordi
non
amano il clamore.
Viaggiano
vie solinghe
in
muti passi
albergano
penombre
e
solitudini.
I
ricordi
non
amano clessidre.
Per misteriose e vaghe suggestioni
giungono
tempo a tempo
con
legami
sottili
ed
invisibili.
I
ricordi
non
amano confini.
Spaziano
in cieli aperti
oltre
i cancelli
e
confondono
i
luoghi del reale e della mente.
Camminano
i
ricordi
lungo i tortuosi intrichi del pensiero.
Svaniscono.
Ritornano
inattesi.
Scavano
oscuri tunnel di rimpianto
innalzano
maree
di
nostalgia.
IL RICORDO
(di Juan Ramon Jmenez)
Come dune d’oro
che vengono e vanno, sono i ricordi.
Il vento li porta via, e stanno
là dove una volta sono nati.
Dune d’oro.
Lo riempiono tutto il mare,
colmo d’oro ineffabile,
intriso di vento.
…
Ricordi, che in una notte,
all’improvviso risorgete,
come una rosa in un deserto,
come una stella a mezzogiorno …
inattesa meraviglia
di un’unica primavera,
aurora bambina
che culli senza fine il tramonto.
…
Ed io sarò come l’onda
del fiume del ricordo,
con te, acqua che scorre!...
3
MADRE
Madre, l’eterno ricordo.
Lei l’origine, lei lo slancio
vitale, e il conforto.
Lei, il desiderato compagno di
viaggio verso l’ultimo approdo.
Madre: l’altro nome di Dio sulle
nostre labbra.
* da COLLOQUIO
SUL MARGINE DELL’ALBA
MADRE
Ascoltami, se puoi,
dalla tua lontananza siderale
dimmise memoria hai di me oltre l'esilio,
…
spiegami il senso di quel muro d'ombra
che sempre più lontano ci allontana
squarcia quel buio
d’un folgorante lampo,
dammi, se puoi,
speranza di un incontro
oltre quel muro
che qui cieca mi rende…
…
Attendimi sul margine
dell'alba
e non avrò paura di
quel viaggio
in cerca d'altra aurora.
…
Aspettami sul brivido
del raggio
che sale dalle acque
sul margine dell'alba
in riva al mare
aspettami, ti prego,
con l'aurora.
… E sarà il nostro incontro
un lungo abbraccio.
LA MADRE
(di Giuseppe Ungaretti)
E il cuore quando d'un ultimo battito
avrà fatto cadere il muro d'ombra
per condurmi, Madre, sino al Signore,
come una volta mi darai la mano.
In ginocchio, decisa,
Sarai una statua davanti all'eterno,
…
Alzerai tremante le vecchie braccia,
come quando spirasti
dicendo: Mio Dio, eccomi.
E solo quando m'avrà perdonato,
ti verrà desiderio di guardarmi.
Ricorderai d'avermi atteso tanto,
e avrai negli occhi un rapido sospiro.
avrà fatto cadere il muro d'ombra
per condurmi, Madre, sino al Signore,
come una volta mi darai la mano.
In ginocchio, decisa,
Sarai una statua davanti all'eterno,
…
Alzerai tremante le vecchie braccia,
come quando spirasti
dicendo: Mio Dio, eccomi.
E solo quando m'avrà perdonato,
ti verrà desiderio di guardarmi.
Ricorderai d'avermi atteso tanto,
e avrai negli occhi un rapido sospiro.
4
I GIORNI E LE STAGIONI
Il ritmo dei giorni e delle
stagioni
è il respiro del tempo,
nel pallido mistero
dell’esistenza.
Tra le albe e i tramonti
la poesia s’inebria di luce, si
disseta nella speranza
SI STA
Si sta
sotto
questo cielo indifferente
trascinando
la propria tragedia nel cuore.
E si finge
di vivere.
SI STA
(di
Giuseppe Ungaretti)
TRAMONTI
Siedono alle panchine
I vecchi
nei parchi
o avanti al mare.
Si scaldano
di sole e di memorie.
Non contano
i minuti
non le ore:
per loro il
tempo non ha rilevanza
per loro il tempo non ha dimensione.
Parlano ad
alta voce,
i gesti
lenti
negli occhi opachi immagini lontane.
Siedono in
faccia all'orizzonte
quieti
restano a
salutare l'ultimo sole.
Da IL SABATO DEL VILLAGGIO
(di Giacomo
Leopardi)
Siede con le vicine
su la scala a filar la vecchierella,
incontro là dove si perde il giorno;
e novellando vien del suo buon tempo,
quando ai dí della festa ella si ornava,
ed ancor sana e snella
solea danzar la sera intra di quei
ch'ebbe compagni nell'età piú bella.
su la scala a filar la vecchierella,
incontro là dove si perde il giorno;
e novellando vien del suo buon tempo,
quando ai dí della festa ella si ornava,
ed ancor sana e snella
solea danzar la sera intra di quei
ch'ebbe compagni nell'età piú bella.
Già tutta l'aria imbruna,
torna azzurro il sereno, e tornan l'ombre
giú da' colli e da' tetti,
al biancheggiar della recente luna.
Or la squilla dà segno
della festa che viene;
ed a quel suon diresti
che il cor si riconforta.
torna azzurro il sereno, e tornan l'ombre
giú da' colli e da' tetti,
al biancheggiar della recente luna.
Or la squilla dà segno
della festa che viene;
ed a quel suon diresti
che il cor si riconforta.
LUCE
E alla fine proruppe,
Si frantumò
In mille gocce
Di zaffiro e topazio.
E vinse
Il giorno.
* L’IMMENSITA’
(di Mogol – Don Backy)
Io son sicuro che, per ogni goccia
per ogni goccia che cadrà
un nuovo fiore nascerà
e su quel fiore una farfalla volerà
per ogni goccia che cadrà
un nuovo fiore nascerà
e su quel fiore una farfalla volerà
Io son sicuro che
in questa grande immensità
qualcuno pensa un poco a me
e non mi scorderà
in questa grande immensità
qualcuno pensa un poco a me
e non mi scorderà
Sì, io lo so,
tutta la vita sempre solo non sarò
e un giorno io saprò
d'essere un piccolo pensiero
nella più grande immensità.....
di quel cielo.
tutta la vita sempre solo non sarò
e un giorno io saprò
d'essere un piccolo pensiero
nella più grande immensità.....
di quel cielo.
Sì, io lo so,
tutta la vita sempre solo non sarò
un giorno troverò
un po' d'amore anche per me
per me che sono nullità
nell'immensità...
tutta la vita sempre solo non sarò
un giorno troverò
un po' d'amore anche per me
per me che sono nullità
nell'immensità...
5
ALBERI, RONDINI E STELLE CADENTI
Sui rami, gli uccelli e il loro
cinguettìo…
Poi il vento, e gli alberi caduti
…
Nel cielo di agosto
il pianto e l’abbraccio delle
stelle
L'ALBERO E’
MORTO
Come un grido
uno schianto.
L'albero è morto
che svettava
al cielo
mansueto e
fiero.
Tacciono i
cinguettii
tace il
fruscio
l'armoniadelle fronde.
La musica è finita
è finita la vita.
L'albero è
morto
che svettava al
cielo..
LA QUERCIA CADUTA
(di
Giovanni Pascoli)
morta, né più coi turbini tenzona.
La gente dice: Or vedo: era pur grande!
Pendono qua e là dalla corona
i nidietti della primavera.
Dice la gente: Or vedo: era pur buona!
Ognuno loda, ognuno taglia. A sera
ognuno col suo grave fascio va.
Nell'aria, un pianto… d'una capinera
che cerca il nido che non troverà.
NOTTE DI SAN LORENZO
Ho cercato nel cielo la mia
stella
questo dieci di agosto.
Sulla
volta
mille ardevano lumi indifferenti
né piangenti faville rispondevano
alle attese degli uomini e ai sospiri.
Ma - improvvise - una stella
e
un'altra stella
come saette insieme son discese
per abbracciarsi in una sola scia
a illuminare il cielo
e poi spegnersi insieme nel silenzio.
X AGOSTO
(di
Giovanni Pascoli)
San Lorenzo , io lo so perché tanto
di stelle per l'aria tranquilla
arde e cade, perché si gran pianto
nel concavo cielo sfavilla.
di stelle per l'aria tranquilla
arde e cade, perché si gran pianto
nel concavo cielo sfavilla.
Ritornava una rondine al tetto :
l'uccisero: cadde tra i spini;
ella aveva nel becco un insetto:
la cena dei suoi rondinini.
l'uccisero: cadde tra i spini;
ella aveva nel becco un insetto:
la cena dei suoi rondinini.
Ora è là, come in croce, che tende
quel verme a quel cielo lontano;
e il suo nido è nell'ombra, che attende,
che pigola sempre più piano.
quel verme a quel cielo lontano;
e il suo nido è nell'ombra, che attende,
che pigola sempre più piano.
---
E tu, Cielo, dall'alto dei mondi
sereni, infinito, immortale,
oh! d'un pianto di stelle lo inondi
quest'atomo opaco del Male!
sereni, infinito, immortale,
oh! d'un pianto di stelle lo inondi
quest'atomo opaco del Male!
6
LA LUCE IN FONDO AL POZZO
Uno specchio dell’acqua in fondo
al pozzo …
Nel buio e nel silenzio
riflessi di speranza,
canti d’amore, riverberi di luce
…
IL POZZO
Refrigerio
che riflette nel fondo
madreperle
di mutevoli
nuvole errabonde.
Cigola la
carrucola
che
reca
gocce di vita alle essiccate labbra.
Nelle lande assolate
o
dentro i chiostri
incontro di destini
crocevia
di viandanti
solitari di passo o di pensiero
anelanti un irenico ricetto
allo spirito inquieto
al corpo lasso.
da Eugenio Montale
Cigola la
carrucola del pozzo
l'acqua sale alla luce e vi si fonde.
Trema un ricordo nel ricolmo secchio,
…
Accosto il volto a evanescenti labbri:
si deforma il passato, si fa vecchio,
appartiene ad un altro...
l'acqua sale alla luce e vi si fonde.
Trema un ricordo nel ricolmo secchio,
…
Accosto il volto a evanescenti labbri:
si deforma il passato, si fa vecchio,
appartiene ad un altro...
Ah che già
stride
la ruota, ti ridona all'atro fondo,
visione, una distanza ci divide.
la ruota, ti ridona all'atro fondo,
visione, una distanza ci divide.
....
Pure- come il dolore cupo e fondo –
quel vuoto imperscrutabile e oscuro
dove la luna pallida si specchia
quasi a dirne l’abisso e la salvezza
timore incute.
Ma
rimanda un'eco
Che rimbalzando dice
"Non
sei solo!"
E nel profondo ride un cielo
ancora.
7
L’UOMO E IL SUO MISTERO
L’uomo, perenne enigma,
segno di contraddizione sulla
scena della storia.
Un ponte sospeso tra il cielo e
la terra,
creatura mirabile e tremenda,
volto di un Dio ferito e
sanguinante.
UOMO
Uomo
che doni sputnik alle stelle
Uomo
che fermi i fiumi
che le montagne
sventri
tu
che il mare trasformi in energia
Uomo-Dio,Uomo
grande, Uomo eterno;
tu
che piangi sul pianto di un bambino
tu
che sorridi se nel ciclo ancora
torna
a ridere a te l'arcobaleno
Uomo-fanciullo
tenero e profondo
dimmi
cosa sconvolge la tua mente
e
ti spinge ad uccidere il fratello,
mistero
fondo che ti chiami
Uomo.
UOMO DEL MIO TEMPO
(di Salvatore Quasimodo)
Sei ancora
quello della pietra e della fionda,
uomo del mio tempo. Eri nella carlinga,
con le ali maligne, le meridiane di morte,
t’ho visto – dentro il carro di fuoco, alle forche,
alle ruote di tortura. T’ho visto: eri tu,
con la tua scienza esatta persuasa allo sterminio,
senza amore, senza Cristo.
uomo del mio tempo. Eri nella carlinga,
con le ali maligne, le meridiane di morte,
t’ho visto – dentro il carro di fuoco, alle forche,
alle ruote di tortura. T’ho visto: eri tu,
con la tua scienza esatta persuasa allo sterminio,
senza amore, senza Cristo.
Hai ucciso
ancora,
come sempre, come uccisero i padri,
come sempre, come uccisero i padri,
come uccisero
gli animali che ti videro per la prima volta.
E questo sangue odora come nel giorno
Quando il fratello disse all’altro fratello:
«Andiamo ai campi». E quell’eco fredda, tenace,
è giunta fino a te, dentro la tua giornata.
…
gli animali che ti videro per la prima volta.
E questo sangue odora come nel giorno
Quando il fratello disse all’altro fratello:
«Andiamo ai campi». E quell’eco fredda, tenace,
è giunta fino a te, dentro la tua giornata.
…
8
PREGHIERA
Vivere, cercare, credere:
ma tormento è in fondo alla
verità.
“Anche
il cielo stellato finirà.
Perché
bramo Dio”?
Cristo, figlio dell’uomo, insegnami
la strada!
CRISTO
UOMO
... Uomo anche Tu fra gli uomini
a incarnare
del vivere la pena …
…
Il tuo soffrire a noi Ti rende grande
Uomo anche Tu fra gli uomini
che viatico facesti
del dolore del mondo
che
in te assommi,
Tu
originale e inedito
connubio di rivolta e di obbedienza.
Ed io
microscopico
germe della terra
che non comprendo il
senso del dolore
e mi ribello
e l’animo esacerbo
più piccola io mi sento
per la grandezza di quel tuo
soffrire.
Dalla mia debolezza
A
Te rispetto
per la sublimità della
Tua Croce.
da Giuseppe
Ungaretti
Cristo, pensoso palpito,
Astro incarnato nell’umane tenebre,
Fratello che t’immoli
Perennemente per riedificare
Umanamente l’uomo,
…
Astro incarnato nell’umane tenebre,
Fratello che t’immoli
Perennemente per riedificare
Umanamente l’uomo,
…
Maestro e fratello e
Dio che ci sai deboli,
Santo, Santo che soffri
per liberare dalla morte i morti
e sorreggere noi infelici vivi,
d’un pianto solo mio, non piango più,
Ecco, Ti chiamo, Santo,
Santo, Santo che soffri.
Santo, Santo che soffri
per liberare dalla morte i morti
e sorreggere noi infelici vivi,
d’un pianto solo mio, non piango più,
Ecco, Ti chiamo, Santo,
Santo, Santo che soffri.
9
IDEALE
L’ideale
il sogno e la passione.
Quando anche il mare muore e
muoiono le stelle,
vola ancora nei cieli l’ideale,
vola la sua eterna canzone.
VUOTO DI IDEALI
Esci dal nascondiglio del silenzio
o nobile dolcissimo Ideale
che suonavi per noi e trombe e cetre.
Esci dal buio delle coscienze spente
tu che per noi volavi nella luce
con ali forti a vincere correnti
e sulla Terra andavi fiducioso
sopra gambe d'eroi dal saldo cuore.
Torna a vivere in noi
fra noi
su noi:
qual che tu sia – persino nell’errore
–
sei linfa e nutrimento di valori.
Torna, Ideale, ad additare un cielo
a questi giorni impantanati e stanchi
tu che rendi ogni azione più pulita
dà ancora un senso nobile
alla vita.
* IDEALE
(di Carmelo Errico – F.P. Tosti)
Io ti seguii come’iride di pace
Lungo le vie del cielo;
Io ti seguii come un’amica face
De la notte nel velo.
E ti sentii ne la luce, ne l’aria,
Nel profumo dei fiori;
E fu piena la stanza solitaria
Di te, dei tuoi splendori.
In te rapito,
al suon de la tua voce
Lungamente sognai,
E de la terra ogni affanno, ogni croce
In quel giorno scordai.
Torna, caro ideal,
torna un istante
A sorridermi ancora,
E a me risplenderà nel tuo sembiante
Una novell’aurora.
Torna, caro ideal, torna, torna.
Lungo le vie del cielo;
Io ti seguii come un’amica face
De la notte nel velo.
E ti sentii ne la luce, ne l’aria,
Nel profumo dei fiori;
E fu piena la stanza solitaria
Di te, dei tuoi splendori.
In te rapito,
al suon de la tua voce
Lungamente sognai,
E de la terra ogni affanno, ogni croce
In quel giorno scordai.
Torna, caro ideal,
torna un istante
A sorridermi ancora,
E a me risplenderà nel tuo sembiante
Una novell’aurora.
Torna, caro ideal, torna, torna.
10
ITACA
Il ‘grande viaggio’ di Irene,
sognando Itaca,
desiderando le stelle.
ITACA LA
MIA VITA
Presso la
proda sono andata
e ho atteso
lungamente
scrutando
l'orizzonte.
Dove sei andato, Amore?
Fulgida stella di un mattino
acerbo
sei svanito
col crescere dell'ora,
né sei tornato al maturar del
sole
….
Dove sei andato, Amore?
Ora che la speranza si è
sopita,
quand'anche tu
volgessi a me la prora,
non troverai
l'approdo
al breve lume
delle scialbe stelle.
…
Itaca, la mia
vita
senza vele
spiegate al vento per il tuo
ritorno.
Dove sei andato, Amor,
dove sei andato?!
ITACA
di Konstantin
Kavafis
Quando ti
metterai in viaggio per Itaca
augurati che la strada sia lunga
...
augurati che la strada sia lunga
...
Non affrettare il viaggio;
fa che duri a lungo, per anni, e che da vecchio
metta piede sull’isola,
senza aspettarti ricchezze da Itaca.
fa che duri a lungo, per anni, e che da vecchio
metta piede sull’isola,
senza aspettarti ricchezze da Itaca.
Itaca ti ha dato
il bel viaggio,
che cos’altro ti aspetti?
che cos’altro ti aspetti?
E se la troverai povera,
non per questo
Itaca ti avrà deluso.
Divenuto ormai savio,
Divenuto ormai savio,
ricco del tesoro
della tua esperienza,
allora capirai che cosa significa
allora capirai che cosa significa
’ Itaca’.
*
* *
Un saluto, come un epilogo
DISAGIO
Io sono la zavorra di me stessa
e freno a terra "l'ospite celeste "
che alberga in me
sempre anelante al cielo.
Prove di volo fuori dagli schemi
mai ha tentato,
non ha osato mai
l'anima mia irrequieta e scalpitante.
Ma
quando l'ora verrà del mio gran viaggio
briglie e sensi allentati potrò dire:
"Si
sono schiuse alfine le mie penne”!
La libertà
ho trovato
per volare”.
Senza più pesi guarderò la Terra
e senza alcun rimpianto.
Volerò alto.
E avrà un sorriso il cielo.
da F. Garcia
Lorca
Va’, Irene.
Non sentire il caldo bramito.
Dormi,
vola,
riposa.
Si placa anche il mare!
*
* *
ARCOBALENO
(di Mogol – G. Bella)
Io son partito poi
così d’improvviso
che non ho avuto il tempo di salutare
l’istante è breve ancora più breve
se c’è una luce che trafigge il tuo cuore.
che non ho avuto il tempo di salutare
l’istante è breve ancora più breve
se c’è una luce che trafigge il tuo cuore.
L’arcobaleno è il mio messaggio d’amore
può darsi un giorno ti riesca a toccare
con i colori si può cancellare
il più avvilente e desolante squallore.
Son diventato sai il tramonto di sera
e parlo come le foglie di aprile
e vibro dentro ad ogni voce sincera
e con gli uccelli vivo il canto sottile
e il mio discorso più bello e più denso
esprime con il silenzio il suo senso.
Io quante cose non avevo capito
che sono chiare come stelle cadenti
e devo dirti che è un piacere infinito
portare queste mie valigie pesanti.
Mi manchi tanto amico caro davvero
e tante cose son rimaste da dire
ascolta sempre solo musica vera
e
cerca sempre se puoi di capire.
(Elaborazione: G.B., 2017)